Più fiducia in Luca Zaia che in Salvini o Vannacci?
Ma, a bocce ferme, a chi interessa se non a chi vuole destabilizzare un equilibrio che - stando in politica - si regge solo sulla forza dei personalismi?
E quando la forza è stimabile, come nel momento di specie, che senso ha invitare al confronto?
Se prima ogni statistica avrebbe dato in vantaggio l'ex presidente del Veneto, che la sua leadership l'ha confermata con oltre 200 mila preferenze, oggi che si fa?
"Decidono sempre le urne" avrebbe detto il "Doge" incassando il successo personale (203.054 preferenze, per la precisione).
Al netto delle congratulazioni che avrà ricevuto gongolando - gli sarebbero arrivati a voce i complimenti del "Senatur" e, per messaggio, quelli del segretario attuale - quale sarà il futuro?
Mentre in Veneto, l'ipotesi sulla bocca di tutti é che Zaia prenderà il posto da parlamentare che è di Stefani - a dimostrazione di quanto poco essi (gli elettori) contino nella scelta delle rappresentanze - sembra proprio che lo stesso Zaia abbia dato segni di avvicinamento all'Urbe.
Che sia già preso dall'ingranaggio Istituzionale?
Ecco, in nome dell'ingranaggio più grande di sé e dei propri umani interessi, solitamente, dalle parti dell'Urbe finiscono tutti a tarallucci e vino: come dire dalle Piramidi (i tarallucci) all'Alpe (il vino), volemose bene.
Cosa si dicano quando noi non ci siamo, nessun lo sa e nessun lo dice.
Ma loro sono sempre là, come l'araba fenice.
Ah, intanto Mattarella conferma che le "risorse" tali sono e l'Istat conferma che fanno più figli; degli indici Pil o del debito Inps che all'estero s'invola, beh, si sorvola.
Poi c'è chi dice che, essendo in aumento, quelli si comprano per tempo le chiese mentre la nostra prole, non avendone di sua, va al supermercato ed all'apericena con il cane nel trasportino.
"At salut", anca ti de la Lega!
